QUINDI ? ... Con Alberto Pizzi

21° appuntamento con la nostra rubrica, l'ospite è Alberto Pizzi
24.11.2017 08:00 di Paolo Annunziata   vedi letture

Alberto Pizzi grande uomo di sport, prima come calciatore e poi allenatore del Latina Calcio. Ha ricoprendo per molti anni la carica di presidente dell'Assoallenatori della provincia di Latina. Nato a Parma arriva a Latina nel 1967. Per 40 anni ha svolto l'agente assicurativo tra i più conosciuti ed apprezzati in città. 

Quindi

La città di Latina mi ha accolto benissimo. Avevo 22 anni e venni a giocare nel Latina come prestito militare. Furiassi è stato il mio primo vero allenatore. Mi sono subito innamorato di questa città. Ero di proprietà del Bari, feci di tutto per farmi cedere al Latina. Da quel giorno mi sono sentito un pontino. Da allenatore ho fatto sette anni di settore giovanile e tre in prima squadra. La città di Latina mi ha dato tanto, sia nel lavoro che a livello famigliare.

Visto il momento che sta attraversando il Latina Calcio, quale consiglio ti senti di dare ai tifosi

Certo dopo quattro anni di serie B, ripartire dalla serie D è un mondo completamente diverso. Il consiglio è quello di stare sempre vicino alla squadra, so che non è semplice, però quando si ha il Latina Calcio non cuore non conta la categoria, bisogna andare sempre alla stadio.

Ha mai pensato di entrare in politica

Mai. Sono sempre stato distante dalla politica. Siamo due mondi diversi. Al sottoscritto non è mai piaciuto scendere a compromessi. E' un mondo che non mi ha mai affascinato, sono sempre stato un uomo di campo, quello è il mio ambiente naturale ed è li che sono sempre voluto stare.

Alberto Pizzi assessore allo sport. Cosa farebbe

Mi occuperei in modo più concreto  dei problemi degli impianti sportivi. Sono il pane dello sport. Bisogna essere concreti per il bene dei nostri giovani. Sicuramente mi sarei battuto per far costruire impianti per tutti gli sport, non solo per il calcio. Siamo dietro a tanti piccoli centri. Tutti gli sport stanno vivendo un momento particolare. Ricordo ancora oggi Pino D'Alessandro presidente del CONI. Fece tanti polivalenti, palazzetto. Era sempre disponibile con qualsiasi società. Per il Latina Calcio fece assegni personali per 120 milioni, per evitare il fallimento. E' stato un grande uomo dimenticato come succede spesso dalla città.

Non sei di Latina, cosa ti ha spinto a rimanere 

Perchè Latina era una città a misura d'uomo. Ho conosciuto tanti amici, come me arrivavano da altre città, da subito c'è stato un forte legame che ancora oggi esiste. Nominarli tutti mi viene difficile, Franco Carnevali però merita un discorso a parte, con lui l'amicizia non si è limitata solo al calcio, lo è stata soprattutto al di fuori. La bellezza oltre che logistica ed ambientale, lo era anche per il fatto che ci fossero tante culture diverse, questi aspetti sono stati un ulteriore spinta a farmi scegliere Latina come la città dove voler passare tutta la mia vita. Dopo 50 anni che ci vivo devo dire che non mi sono mai pentito della scelta che ho fatto, se tornassi indietro la rifarei altre cento volte.  

Come immagini Latina tra 20 anni

Una città europea. Ci dovranno essere per forza dei cambiamenti, speriamo per i nostri nipoti in positivo. Penso sempre positivo, diamo fiducia ai nostri giovani che vogliono entrare nel mondo del lavoro e della politica. Sono loro il nostro futuro.

Mondiali, Italia eliminata

Brutta botta per il movimento. Spero che dalle macerie nasca un Palazzo più stabile partendo dalle fondamenta. Adesso è facile fare i processi a Ventura, non è solo lui il colpevole. Avrà fatto degli errori, però le colpe bisogna cercarle anche in altre direzioni. Basta con gli stranieri.

Per chi farai il tifo

Mi piace il calcio in generale, non ho una mia squadra del cuore. Dico Germania, per come hanno ristrutturato il loro calcio. Poi da sempre arrivano tra le prime quattro. Le loro nazionali giovanili sono diventate tutte più forti, grazie al lavoro specifico sui loro giovani.


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