QUINDI ?... Con Roberto Giovannelli

28° appuntamento con la nostra rubrica, l'ospite è Roberto Giovannelli
07.12.2017 00:50 di Paolo Annunziata   vedi letture

Roberto Giovannelli, ex giocatore ed attualmente allenatore del borgo Faiti. Nella carriera da giocatore ha indossato la maglia di diverse società, ma quella della Sa.Ma.Gor. è stato la più longeva con dieci anni di militanza. Come allenatore è stato sulle panchine più prestigiose del nostro Comune, Latina Scalo al Sermoneta dal San Michele al Faiti. Lavora presso l'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, nel reparto di cardiologia, con il ruolo di coordinatore infermieristico. 

Quindi?

Devo dire innanzi tutto che il lavoro mi ha dato e mi sta dando tantissime soddisfazioni. Sono 30 anni che svolgo la mia professione con la passione e la serietà del primo giorno di lavoro. Non si può ricoprire un ruolo come il mio se non si è accompagnati da una grande senso di responsabilità. Mentre per quanto riguarda il calcio,sia da giocatore che da allenatore, ho sempre dato grande priorità al rapporto umano ancor prima di quello tecnico ed economico. 

Sei stato giocatore e sei allenatore, quale delle due carriere ti affascina di piu

Quando fai il giocatore pensi solo a quello. Una volta finito l'allenamento pensi ad altre cose. Diciamo che fare il calciatore è più che altro un divertimento, mentre fare l'allenatore è un discorso completamente diverso, è un impegno gravoso e con tante responsabilità. Fare l'allenatore vuol dire, soprattutto all'inizio, mettere a frutto tutte quelle che sono state le esperienze maturate sul campo durante la carriera da giocatore. Se hai avuto la fortuna di essere stato allenato da allenatori bravi il tuo bagaglio di esperienza e senza ombra di dubbio più ampio, ma poi sarà quello che tu sarai capace di trasmettere ai tuoi futuri allievi che farà capire quanto si è portati per allenare. Le società sono sempre più esigenti, gli allenatori devono essere sempre più preparati se vogliono durare nel tempo. 

Trovi analogie tra il tuo lavoro e quello dell'allenatore

Ci sono, anche se sono due mondi diversi. Il mio lavoro verte sulla gestione e dell'organizzazione delle attività assistenziali e della cura dei pazienti. L'allenatore è riportato alla gestione e all'organizzazione del gruppo. Si assomigliano, anche se con il calcio parliamo di sport.

Durante una gara di campionato hai salvato la vita ad un ragazzo con un tuo intervento

Diciamo subito che non sono stato un eroe, c'è stato uno scontro di gioco ed il ragazzo sia nel contatto che nel l'impatto con il terreno ha perso i sensi ed è andato in arresto cardiaco, subito mi sono reso conto della gravità del momento e senza pensarci su un momento sono corso verso di lui. Una situazione che purtroppo si verifica spesso anche nel mio lavoro, ho cercato di mettere in pratica quelle tecniche che vanno applicate in questi casi ed è andata bene. Salvare una vita umana ti riempie di orgoglio e sei consapevole di aver fatto qualcosa di importante.

Non pensi che sia giusto nei nostri campionati imporre una figura preparata su interventi di primo soccorso

Attualmente nei corsi per allenatori ci sono delle lezioni sul primo soccorso. In Eccellenza è obbligatoria la presenza del medico o di una ambulanza. Personalmente questa regola la porterei anche nei campionati minori e soprattutto giovanili. Adesso ogni società ha un defibrillatore dove almeno un dirigente deve aver fatto un corso. Purtroppo è ancora poco, in questo campo c'è ancora tanto da fare. 

Cosa vorresti trovare sotto l'albero

Mi sembra scontato dire che la salute sia un bene comune a tutti. Dal punto di vista professionale mi basterebbe che le cose restassero cosi come sono, ho la fortuna di lavorare in una struttura importante di primo livello e con dei fantastici colleghi. Per quello invece prettamente sportivo mi piacerebbe sognare, si ho detto sognare. Questo calcio mi piace sempre meno, troppe invidie e gelosie. Sono figlio di un calcio diverso, dove la passione e lo spirito di sacrificio privileggiavano su tutto e tutti, oggi si pensa solo a se stessi ed al risultato. 

Italia fuori dal Mondiale

E' tutto da rifondare. Tanti straniere, in ogni formazione tra A e B nè giocano almeno sette. Così non va beve. I nostri vivai erano i più forti negli anni 80' poi l'avvento dei stranieri e i presidenti hanno pensato di comprare il prodotto già finito. Le Scuole calcio oggi sono veramente ridicole, non vedo più fare i fondamentali, adesso si fanno i giochetti voluti dalla Federazione.

Per chi farai il tifo

La Germania. Deve essere presa da esempio. Hanno rifondato il loro calcio investendo tanto sui vivai. E' stata una mossa azzeccata. Dopo 40 anni essere usciti dal Mondiale è veramente brutto.


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