Filippo Di Marco " I compagni che ho preso da esempio ? Piero Di Trapano, Passalacqua e Selvaggio".

21.03.2020 10:50 di Paolo Annunziata   vedi letture

La storia calcistica di Filippo Di Marco nato a Latina il 4 - 8 - 1982 è veramente ricca di ricordi. Anche per l'ex centrocampista del Latina è passato il treno per due volte, non riuscendo a prenderlo, anche perchè la società del Latina dell'epoca ha chiesto sempre tanti soldi.

" Ho cominciato da piccolino - dice Filippo Di Marco - con il Nuovo Latina, con Paride Calvani e poi con il figlio Paolo. Poi sono andato al Don Luca dove ho trovato un altro maestro, Quirino Pacini. Poi mi notarono Tonino Marras e Roberto Moretto che mi portarono a fare un torneo estivo al Lido dei Pini, da quell'esperienza passai subito al Latina. La mia formazione calcistica la devo a Giampiero Morgani e Alberto Pizzi. Sono veramente cresciuto sotto l'aspetto tecnico - tattico e caratteriale. Grazie a una deroga feci l'esordio a 15 anni in serie D con la prima squadra. Stavo facendo gli Allievi Nazionale, il tecnico della prima squadra era Mario Buccilli , mi vide in una amichevole e mi portò subito in prima squadra. Feci subito l'esordio era la stagione 1995 - 1996 al " Francioni " contro il Fiumicino. Lo ricordo come se fosse ieri. Mario Buccilli è un allenatore che porto sempre dentro il mio cuore. Un tecnico preparato e tanta passione. Poi il salto al calcio professionistico, grazie a quelle partite disputate in serie D venni notato dai dirigenti della Reggina. Qui ho incontrato un professionista, il tecnico Giuseppe Galluzzi, un grande passato come giocatore del Milan. Poi sono passato al Bari, con compagno di squadra un certo Antonio Cassano nella primavera. Ricordo che c'era un giocatore ancora più forte di Cassano, solo che la testa era peggio della sua. Alfredo Romeo un attaccante esterno velocissimo. Era di Catania, poi non l'ho visto più nei tabellini professionistici. Il Latina mi ha sempre dato in prestito, perchè il Latina per la lista ha chiesto sempre tanti soldi. Dopo due prestiti il Bari non se la sentì di investire tanti soldi su un ragazzo di 17 anni. Ritorno a Latina dove è ritornato Mario Buccilli, ma il direttore dell'epoca era Pannone, che portava tutti i suoi giocatori dalla Campania, vi lascio immaginare il perchè. Per noi di Latina non ci fu più spazio, soprattutto dopo l'esonero di Buccilli. Arrivò prima Tobia che faceva giocare i ragazzi di Pannone, fu esonerato pure lui e arrivò Fabio Salvatici, altro tecnico che porto nel cuore. L'anno successivo arrivò Attardi e direttore sportivo Silvio Argenio. Lì ci fu lo scontro, non condividevo le sue scelte. Feci però un grande errore, in una partita mi chiese di entrare e io rifiutati. Un errore che condizionò il mio futuro calcistico. A 19 anni questi errori si fanno . Mi conosci ho un carattere forte, chiesi di andare via, ma mai in modo definitivo, sempre in prestito. In quel momento ci fu il mio primo incontro con Piero Di Trapano che mi portò in Eccellenza a Priverno. Così ho iniziato la mia trafila con i dilettanti. La decisione fu quella di rimanere a giocare in zona, perchè avendo un attività commerciale di famiglia, non potevo andare a giocare lontano da casa". 

Cosa è mancato a Filippo Di Marco per il grande salto? 

" E' mancata un pò di pazienza, furbizia e malizia in più. Ingredienti che ho capito con il passare degli anni".

E' cambiato il calcio da quando lo giocava Filippo Di Marco?

" E' cambiato tantissimo, noi avevamo rispetto per i giocatori " anziani" Calciatori che mi hanno dato tanto, come Carmine Passalacqua e Pino Selvaggio. Uno degli attaccanti più forti che ho visto nella mia carriera. Giocatori che ho preso come esempio calcistico, qualità, quantità, furbizia e tanta intelligenza calcistica. Non ho nessun rammarico, gli errori fatti in quel periodo non li farò fare a mio figlio il primogenito Mattia. Ha delel qualità, lo dicono i suoi tecnici, io non lo dico mai, è sulla buona strada. Dei giovani di oggi mi da fastidio che non hanno umiltà e quella fame che nel calcio è importante. Vengono già al campo svogliati e con poco entusiasmo".  


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