Paolo Arolchi. Un tecnico che con le giovanili ha vinto tanto. Macir Cisterna una delle piazze più importanti.

07.06.2020 09:00 di  Paolo Annunziata   vedi letture

Da romano, ha conosciuto già da giocatore la terra pontina. A 20 anni ha trovato la sua dolce metà la signora Rita. Da nonno ritorna ancora oggi a Pontinia per trovare i nipoti. Lui è Paolo Arolchi.   Tra la capitale e la terra pontina ha vinto veramente tanto.

" Per lavoro nel 1977 sono venuto - dice Paolo Arolchi - a Latina. Calcisticamente parlando ho cominciato a Pontinia dove ho fatto quattro anni. Presidente allora era un giovane e già grande conoscitore della materia Franco Pedretti. Vinsi tre campionati di fila cominciando con i provinciali per arrivare alla massima categoria regionale. Poi il quarto anno feci la prima squadra sempre a Pontinia, quella fu la mia prima esperienza. Nel 1981 andai a Sezze. Presidenti Giorgi e Zeppieri. Anche a Sezze ho vinto il campionato Allievi con Alberto Pizzi allenatore della prima squadra in Promozione. Ricordo una gran bella società. Nel 1982 il salto al Latina con allora presidente Lorenzi vincendo il campionato Giovanissimi Regionali, poi ci fu il fallimento e mi chiamò il presidente Pezone, anche lì un campionato vinto con la Juniores Regionale. Riomasi un altro anno con il Cisterna in serie C e vinsi con i Giovanissimi regionali. Poi per lavoro ci fu il trasferimento a Roma , ma continuai sempre ad allenare ancora la Pro Cisterna. All'epoca c'erano in società Lucarelli e Caiazza che presero il Macir Pantanaccio dell'allora presidente Stefano Trotta. Salvammo tutte le categorie, e ci trasferimmo alle Manifatture del Circeo. In quegli anni nacque una grande società che era il fiore all'occhiello di tutta la provincia. Nel 1990 fu il mio ultimo anno con il Macir e vinsi il campionato Allievi. Poi ho continuato la mia attività da allenatore sempre a Roma, vincendo tanto anche qui".

E' cambiato il calcio giovanile da allora a oggi?

" Tantissimo. Oggi è un altro mondo. A partire dai genitori, ai ragazzi e dal modo di giocare. C'è molta arroganza, tutti i genitori dicono che il loro figlio è un campione. Ho allenato per più di 20 anni e sono stato il selezionatore di ben quattro Rappresentative Regionali. Nè ho visti tanti di ragazzi che potevano aspirare al calcio professionistico, ma si sono persi per strada. Prima c'era più rispetto per i tecnici e presidenti, adesso non è più così".

A un ragazzo che ha effettivamente le doti per il grande salto, il consiglio di Paolo Arolchi?

" Incominciamo a dire che dalla categoria Allievi si comincia a vedere la prospettiva di un ragazzo al calcio professionistico. Prima è molto azzardato. Prima di tutto è importante la testa del ragazzo, quello è il primo vero banco di prova. La cosa essenziale è la testa, purtroppo se nè sono persi tantissimi per strada proprio per questo motivo. Bisogna saper dire di no a tante cose, come a cominciare a uscire la sera con gli amici, non andare alle feste, è chiaro che la qualità è fondamentale. Parliamo di calcio professionistico, per questo ci vuole la testa, il fisico, umiltà e tanto cuore, insieme a un grande carattere"

Dopo aver chiuso la carriera di allenatore Paolo Arolchi è stato osservatore per un anno al Chievo, otto alla Roma, e uno al Verona. Da due anni è il responsabile delle Nazionali Federali. Buon lavoro mister, per dare un futuro professionistico a più ragazzi possibili".  

  


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